La
rinite allergica
I sintomi sono simili a quelli del raffreddore
(che però è causato da un virus) e comprendono:
- abbondante scolo nasale
di liquido limpido (rinorrea), naso chiuso, starnuti frequenti, prurito
e,talvolta, perdita della capacità di percepire sapori e odori;
- prurito al palato, gola
secca e tosse;
- nei casi più gravi l’infiammazione
può interessare anche l’orecchio con diminuzione dell’udito.
La rinite molto spesso si
associa ad arrossamento degli occhi, prurito e lacrimazione (congiuntivite).
Questo insieme di sintomi può disturbare il sonno, con stanchezza e
irritabilità durante il giorno, può provocare mal di testa e una significativa
riduzione della capacità di concentrazione. Molti dei pazienti affetti
da rinite allergica soffrono anche di asma.
- Rinite
allergica stagionale (o pollinosi)
E’ detta anche febbre da fieno, ma
il termine è improprio: innanzitutto, perché il disturbo non è causato
dal fieno ma dai pollini delle piante, poi perché quasi mai è accompagnato
da febbre. La causa più frequente sono i pollini di graminacee che
sono presenti nell’aria in grande quantità dalla metà di aprile alla
metà di giugno. Attualmente le riniti allergiche stagionali non sono
più limitate al periodo primaverile, ma possono abbracciare un arco
di tempo molto più esteso per il diffondersi di allergie a tipi di
pollini diversi ed alle muffe.
La rinite allergica stagionale può manifestarsi a qualunque età, ma
è più frequente nei bambini e negli adolescenti (fra i 10 e i 20 anni).
I sintomi sono tanto più intensi quanto maggiore è la concentrazione
del polline nell’aria. Il clima asciutto e ventoso è una condizione
meteorologica favorente, mentre la pioggia, con la sua azione di "lavaggio"
dell’atmosfera, trasporta i pollini al suolo e in genere induce un
miglioramento dei disturbi.
- Rinite
allergica non stagionale
Viene chiamata anche rinite perenne
in quanto i sintomi sono presenti durante tutto l’anno. I disturbi
sono più lievi di quelli della pollinosi, ma possono peggiorare per
esposizione occasionale a massicce quantità di allergeni, come, ad
esempio, nel caso di pernottamento in una casa non abitata da tempo
e non sottoposta a pulizie regolari. La rinite allergica perenne è
dovuta soprattutto a sensibilizzazione allergica nei confronti degli
acari della polvere e degli allergeni da animali domestici, anche
se si può osservare un aggravamento nel periodo della pollinazione.
Quando sono causati dagli acari, i sintomi si presentano soprattutto
al mattino, al risveglio, in quanto durante la notte si determina
una prolungata esposizione agli allergeni presenti nel materasso e
nel cuscino.
I disturbi a carico della mucosa nasale possono essere determinati
anche da cause non allergiche come l’esposizione ad agenti
irritanti (fumo di tabacco, detersivi in polvere, spray, profumi,
gas di scarico e altri inquinanti atmosferici), sbalzi di temperatura,
ecc. In questi casi è presente una condizione di iperreattività nasale
aspecifica e le IgE non c’entrano.
La congiuntivite
allergica
La congiuntivite allergica si manifesta con arrossamento degli occhi,
prurito, lacrimazione, intolleranza alla luce (fotofobia). Quando alla
base vi è una allergia vera e propria, con produzione di IgE, questi
sintomi non sono quasi mai isolati ma interessano anche la mucosa nasale
(oculorinite). Si parla di oculorinite stagionale quando i sintomi compaiono
dopo esposizione a pollini oppure di oculorinite perenne se è una conseguenza
della sensibilizzazione agli acari della polvere o agli animali domestici.
Di frequente riscontro è una forma di congiuntivite "irritativa", da
non confondere con la congiuntivite allergica. In questo caso i disturbi
a carico dell’occhio sono provocati da una generica intolleranza nei
confronti di fattori irritativi ambientali come l’esposizione alla luce
solare o ad intense fonti di illuminazione artificiale, il lavoro al
computer, l’aria condizionata, la permanenza in ambienti fumosi, o sono
dovuti alle lenti a contatto. In tutti questi casi non sono coinvolte
le immunoglobuline IgE.
Asma allergico
L’asma è sicuramente
la più grave delle allergie respiratorie. Analogamente alla rinite,
esiste anche una forma di asma non legato a specifici allergeni (in
cui cioè non entrano apparentemente in gioco le IgE), che viene definito
intrinseco.
La muscolatura dei bronchi di tutti i pazienti asmatici presenta una
sensibilità esagerata nei confronti degli stimoli esterni (iperreattività
bronchiale). A differenza di quanto accade nelle persone normali, in
questi pazienti il contatto con determinati allergeni (asma allergico),
o la presenza di determinati fattori scatenanti, inducono la comparsa
dei sintomi tipici della malattia, primo fra tutti il broncospasmo,
cioè una contrazione involontaria della muscolatura bronchiale che ostacola
il passaggio dell’aria e rende difficoltosa la respirazione (dispnea).
Il paziente avverte un senso di soffocamento che si accompagna spesso
ad una sensazione di oppressione al petto e il respiro diviene sibilante.
Talora una tosse stizzosa e persistente è l’unica manifestazione di
un attacco d’asma. Le crisi durano da pochi minuti a qualche ora; a
volte si risolvono da sole, ma più spesso per sedare l’attacco è necessario
ricorrere ai farmaci.
L’asma allergico si manifesta (in genere associato a oculorinite) per
esposizione ai medesimi allergeni inalatori che provocano la rinite
allergica, in forma stagionale o perenne, e la congiuntivite allergica.
In chi è allergico e presenta una iperreattività bronchiale di base,
pollini, acari della polvere, allergeni di origine animale e muffe possono
scatenare una crisi d’asma. Nelle persone allergiche, che però non possiedono
questa esagerata sensibilità bronchiale, il contatto con l’allergene
non porta ad una crisi d’asma, ma causa solo rinite o congiuntivite.
Molti pazienti asmatici risultano sensibili a più di un fattore
scatenante, come ad esempio:
- l’esercizio
fisico
- il freddo e
la nebbia
- le infezioni
delle vie aeree (soprattutto virali)
- l’inquinamento
atmosferico
- il fumo di sigaretta
(anche passivo)
- odori e gas
irritanti (es. profumi, lacche per i capelli, vapori di
ammoniaca, vernici, insetticidi)
- farmaci (es.
aspirina)
- esposizione
professionale a sostanze chimiche
- emozioni e stress
Chi
soffre di asma allergico tende ad essere più sensibile anche
a questi stimoli non allergici.
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L’identificazione degli allergeni responsabili dei disturbi allergici
consente di adottare una serie di provvedimenti che possono migliorare
i sintomi.
Controllo
ambientale
Tenere l’ambiente sotto controllo significa cercare di diminuire
la concentrazione degli allergeni presenti nell’ambiente in cui la persona
allergica vive, o ridurre al minimo le occasioni di esposizione. Alcuni
provvedimenti risultano semplici da mettere in pratica.
Come combattere
gli acari
Quando scoprono che il loro bambino è allergico agli acari della
polvere, i genitori subito pensano ad una mobilitazione totale di persone
e mezzi per combattere il nemico invisibile. In realtà, per quanto ci
si impegni, non si riuscirà mai a far scomparire gli acari dalle case.
Quello che si può fare, però, è di eliminarne il maggior numero possibile,
e questo già basta per migliorare le condizioni del soggetto allergico.
- Una delle misure più efficaci consiste
nell’arieggiare la casa. Le moderne tecniche di costruzione,
privilegiando l’isolamento termico per esigenze di risparmio energetico,
fanno sì che all’interno delle case si accumulino calore e umidità,
le condizioni ideali per la crescita degli acari. Per aerare le casa,
soprattutto le camere da letto, è sufficiente aprire le finestre 5-10
minuti più volte durante la giornata: in questo modo si abbassa la
temperatura e si elimina l’umidità che si accumula soprattutto durante
la notte. Il ricambio dell’aria, inoltre, elimina anche eventuali
residui di fumo o odori sgradevoli.
- Il sole è un buon
alleato nella lotta contro gli acari. Esporre al sole e all’aria cuscini,
lenzuola e coperte tutti i giorni e, almeno ogni 15 giorni, anche
il materasso, può sembrare un impegno gravoso, ma i risultati compensano
la fatica: si riduce infatti drasticamente la concentrazione degli
acari proprio nei posti che prediligono. Se non si riesce ad esporre il materasso al sole,
occorre passarvi l’aspirapolvere tutte le settimane al cambio della
biancheria: questo provvedimento non ha però la stessa efficacia dato
che gli acari si annidano nelle zone più interne, non raggiungibili.
Più che il materiale di cui è composto il materasso (lana, fibre vegetali,
lattice), conta la sua manutenzione, quindi più è maneggevole più
facile sarà esporlo all’aria e tenerlo pulito. Il lavaggio della biancheria
a temperatura superiore ai 60° uccide tutti gli acari. Le lenzuola
di flanella non sono sconsigliate visto che possono essere lavate
a temperature superiori ai 60°. Anche le coperte e i piumini vanno
lavati frequentemente o esposti al sole. Nell’acquisto di questi capi
va tenuto presente che dovranno essere lavabili in acqua perché il
lavaggio a secco non è così efficace, in quanto, pur uccidendo gli
acari vivi, non riesce ad eliminare bene le particelle allergizzanti
da loro prodotte. Considerato il costo relativamente modesto, i cuscini
potrebbero essere sostituiti ogni 3 mesi.
- Gli acari amano la polvere,
quindi più se ne toglie, meglio è. Pulire regolarmente diventa quindi
un imperativo categorico; la pulizia risulterà più rapida e meno faticosa
se si semplifica l’arredamento, almeno nella camera da letto. Fortunatamente,
la moquette non è più così utilizzata come in passato; se ancora presente,
converrebbe toglierla, così come è consigliabile eliminare i tappeti
dove la polvere si annida abbondante. E’ vero che con l’aspirapolvere
si riesce ad eliminare molta polvere, ma gli acari vivi dispongono
di ventose che consentono loro di rimanere saldamente attaccati ai
tappeti e di continuare a moltiplicarsi indisturbati. Anche le tende
di stoffa sono un buon ricettacolo di acari: è bene sostituirle con
tendine di plastica, disponibili in commercio in molti modelli pratici
ed esteticamente gradevoli. Lampadari e abat-jour si puliscono
più facilmente se sono di vetro anziché di stoffa. E’ consigliabile
sostituire i cestoni imbottiti per i giocattoli con comode scatole
di plastica col coperchio e riporre in una vetrinetta chiusa l’immancabile
collezione di peluche e pupazzi di lana che non si ha il coraggio
di eliminare; anche i peluche andrebbero lavati spesso (soprattutto
quello scelto dal bambino come "compagno di letto"); se non è possibile
lavarli, basta metterli in freezer per 24 ore avvolti in un cellophane
per far morire tutti gli acari. Ninnoli e soprammobili superflui dovrebbero
essere eliminati e i libri, se possibile, dovrebbero trovare posto
fuori dalle camere da letto. Qualche cambiamento potrebbe essere richiesto
anche in altre parti della casa: soprattutto in presenza di sintomi
allergici gravi potrebbe essere conveniente sostituire divani in stoffa
o tessuto con divani in pelle naturale o sintetica, più facile da
pulire, eliminare drappi o tappezzerie in stoffa e complementi d’arredo
non strettamente necessari.
- L’aspirapolvere è molto
utile per asportare la polvere, ma si deve avere l’accortezza di sostituire
frequentemente i filtri, affinché trattengano quante più particelle possibile.
I filtri HEPA sono filtri molto efficienti: non migliorano la capacità
aspirante dell’aspirapovere, che si limita comunque agli acari morti
e ai loro escrementi, ma permettono una minore dispersione di polvere
nell’ambiente. L’efficienza dei filtri si mantiene solo se vengono
sostituiti spesso. Per i mobili e le altre suppellettili conviene
usare un panno antistatico (ma va benissimo anche un panno umido).
L’impiego dei pulitori a vapore (es. "vaporella") è controproducente:
emettendo calore e umidità, anziché eliminare gli acari, ne stimolano
la proliferazione. Naturalmente, le pulizie vanno fatte con le finestre
aperte e quando la persona allergica è assente!
- Nella camera da letto
di un soggetto allergico va evitato l’impiego protratto dell’umidificatore
che aumenta il livello di umidità ambientale, favorendo la moltiplicazione
degli acari. E’ consigliabile limitarne l’uso a pochi giorni in occasione
di malattie influenzali, soprattutto in presenza di tosse: l’idratazione
delle vie aeree può agire come emolliente locale, facilitando l’eliminazione
delle secrezioni.
- Negli ultimi tempi sono
stati molto pubblicizzati gli spray anti-acaro. Non si tratta di prodotti
miracolosi in grado di sostituire i provvedimenti sopra citati, in
particolare l’areazione e la pulizia. Questi spray, infatti, contengono
sostanze che uccidono gli acari, ma hanno una efficacia di breve durata.
Inoltre, gli acari morti e le particelle allergizzanti prodotte non
vengono rimossi e continuano ad alimentare l’allergia. Possono tutt’al
più rappresentare un ausilio supplementare in casi del tutto particolari,
laddove non si riescano ad attuare in modo corretto le indicazioni
che si sono rivelate più utili (ad esempio, quando si vive in una
casa in affitto dove non è possibile togliere la moquette).
- Nella lotta agli acari,
il deumidificatore non serve: abbassa il grado di umidità ma non riduce
la concentrazione degli acari né delle particelle allergizzanti. Con
questo apparecchio non si ottiene nulla di più di quanto si ottenga
semplicemente arieggiando la casa. Solo nel caso di abitazioni in
cui un elevato tasso di umidità favorisce la formazione di muffe,
si può ritenere che quest’apparecchio apporti qualche beneficio, ma
non ve ne sono prove concrete.
- Le fodere antiallergiche
Il letto è il maggior serbatoio di acari ed è il posto dove la persona
allergica è a diretto contatto con gli allergeni per molte ore di
seguito. Da qui l’idea di rivestire il materasso e i cuscini per isolare
gli acari.
In commercio esistono vari sistemi di fodere (coprimaterasso, copricuscino,
copripiumino) in materiali diversi, aventi lo scopo di evitare la
dispersione nell’ambiente delle particelle allergizzanti prodotte
dagli acari, impedire l’insediamento di altri acari e assicurare nel
contempo una adeguata dispersione del calore corporeo. I risultati
che si raggiungono con queste fodere sono però meno brillanti di quanto
prospettato dai produttori. Quello che si riesce ad ottenere non è mai un isolamento
completo, ma tutt’al più una minore esposizione agli allergeni. Questo,
soprattutto nelle condizioni più gravi, può ugualmente rappresentare
un vantaggio, a patto però di non trascurare tutti gli altri provvedimenti
già ricordati. Queste fodere sono generalmente abbastanza costose,
per cui prima di procedere al loro acquisto conviene informarsi attentamente
su quanto offre il mercato e sulle caratteristiche specifiche.
I teli (tipo traverse) sono da evitare in quanto non rivestono interamente
il materasso e lasciano passare gli acari. La possibilità di lavaggio
a 60° è un requisito irrinunciabile: anche questi presidi vanno lavati
regolarmente e se non si raggiunge questa temperatura gli acari che
vi si annidano non vengono distrutti. A parità di condizioni di manutenzione,
devono essere verificati sia il comfort (alcune fodere sono più rigide
di altre) che la praticità (alcune hanno le cerniere, altre sono a
forma di sacco da infilare). Le cerniere semplificano le operazioni
di rimozione delle fodere ma rappresentano un possibile varco per
gli acari e andrebbero a loro volta sigillate con strisce di materiale
adesivo e impermeabile.
Se in una cameretta ci sono più letti non basta mettere le fodere
anti-acaro nel letto del soggetto allergico, occorre adottare la stessa
protezione in tutti i letti per contenere al massimo la dispersione
degli allergeni nell’ambiente. Da ricordare inoltre che, prima di
rimuovere la fodera per lavarla, è consigliabile passarvi l’aspirapolvere
per non trasferire al materasso, mentre la si sfila, tutti gli acari
che vi si sono accumulati sopra.
L’utilizzo di fogli di cellophane per avvolgere gli effetti letterecci
è una soluzione molto economica ma presenta lo svantaggio di essere
poco confortevole: il cellophane "scricchiola" ad ogni movimento e
non consente una adeguata dispersione del calore corporeo con conseguente
ristagno di umidità.
Come evitare
i pollini e le muffe
Se la guerra agli acari è difficile, quella contro i pollini
è persa in partenza. Tutto quello che si può fare è mettere in pratica
alcune precauzioni elementari, più che altro misure di semplice buon
senso, per ridurre al minimo l’esposizione a questi allergeni dispersi
nell’aria che respiriamo. E’ buona norma:
- Ridurre la permanenza
all’aperto (campeggi, pic-nic) nella stagione pollinica, soprattutto
nelle giornate secche e ventose o quando l’erba è stata tagliata di
recente. Limitare le escursioni all’aperto dopo forti temporali: queste
particolari condizioni meteorologiche provocano la rottura dei granuli di polline liberando
una moltitudine di minuscole particelle in grado di penetrare profondamente
nelle vie aeree e scatenare attacchi di asma.
- Chiudere le finestre verso
sera quando la concentrazione dei pollini nell’aria è massima.
- In auto, anche se si viaggia
con i finestrini chiusi, il polline entra dal sistema di ventilazione.
I filtri che trattengono il polline risultano vantaggiosi solo se
si trascorre in auto molto tempo (ad esempio per lavoro), altrimenti
non servono, visto che quando si esce dall’auto ci si "immerge" nuovamente
nei pollini. L’impianto di climatizzazione può essere di aiuto, ma
non vale la pena installarlo appositamente se l’auto ne è sprovvista.
- Nel programmare le ferie
conviene conoscere il calendario pollinico della meta delle vacanze.
In genere nelle zone marine la densità del polline è inferiore.
- Non sottovalutare la comparsa
di prurito e gonfiore alle labbra e alla bocca dopo ingestione di
frutti particolari: possono infatti contenere sostanze simili a quelle
del polline. Si parla in questo caso di allergie crociate. Così, chi
è allergico alla betulla potrebbe esserlo anche nei confronti della
mela, della pesca e della ciliegia, chi è allergico all’ambrosia potrebbe
manifestare sintomi mangiando meloni e banane. Lo stesso miele potrebbe
contenere sostanze simili al polline.
- Se in casa si formano
delle muffe, cercare di risolvere i problemi di umidità, soprattutto
ventilando gli ambienti dove si produce molta umidità (bagno, cucina,
lavanderia).
- Pulire eventuali impianti
di condizionamento d’aria, sostituendo frequentemente i filtri.
- Verificare la presenza
di alimenti ammuffiti in frigorifero, in dispensa o in cantina, scartandoli
immediatamente.
- Aerare bene e a lungo
gli ambienti chiusi da tempo (es. seconde case) prima di soggiornarvi.
- Evitare il contatto con
mucchi di foglie, cataste di legna, vegetazione marcescente.
Come comportarsi
in caso di allergia agli animali?
In caso di allergia ad un animale domestico,
l’allontanamento dell’animale risolve in gran parte il problema: potranno
verificarsi crisi allergiche ancora per qualche tempo (1-3 mesi), poi
vi sarà un netto miglioramento dei sintomi. Facile a dirsi, ma difficile
da mettere in pratica. Chi è affezionato ad un animale sa molto bene,
infatti, quanto sia difficile prendere questa decisione. Quando l’animale
fa ormai parte del contesto familiare è troppo doloroso allontanarlo,
perciò può considerarsi un compromesso accettabile:
- tenere la cuccia o la lettiera fuori casa, dove l’animale
deve stare il più a lungo possibile;
- se l’animale entra in
casa, o se sta in casa, limitare il suo territorio agli ambienti che
si puliscono più spesso e più facilmente (es. cucina e bagno) e, soprattutto,
non farlo mai entrare in camera da letto;
- lavarlo spesso e spazzolarlo
(all’aperto) a giorni alterni e pulirlo regolarmente con un panno
umido per asportare i peli (questa operazione, ovviamente, non deve
essere eseguita dalla persona allergica);
- anche le pulizie domestiche
richiederanno un maggiore impegno. E’ più importante pulire l’ambiente
che l’animale.
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