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INFLUENZA
La prevenzione
con il vaccino antinfluenzale e la terapia farmacologica
(A cura della Dott.ssa Nadia Borrillo)
L’influenza è una malattia infettiva causa di enorme morbilità ed anche mortalità in tutto il mondo. Si pensi che in Italia è la terza causa di morte per patologia infettiva, preceduta soltanto da AIDS e tubercolosi. Le morti attribuibili all’influenza colpiscono persone anziane e portatori di patologie croniche.
Malgrado l’influenza sia caratterizzata
da un andamento benigno e tenda a risolversi spontaneamente con il riposo,
all’influenza sono associate varie complicanze potenzialmente pericolose
per la vita. D'altra parte, il ricorso all’ospedalizzazione per il trattamento
delle forme influenzali, anche non complicate, negli anziani comporta una
serie di ripercussioni sulla recettività dei reparti di medicina, come la
mancanza di posti letto e di personale sanitario, o l’aumento di infezioni
nosocomiali con microrganismi resistenti ai comuni trattamenti.
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L’influenza viene provocata da tre virus influenzali: A, B,
C (quest’ultimo raramente colpisce l’uomo) e dalle loro varianti.
Questi virus appartengono alla famiglia dei Ortomixovirus. La caratteristica
che contraddistingue i virus influenzali è la loro instabilità
genetica con conseguenti mutazioni. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha istituito un sistema di sorveglianza che monitorizza
la circolazione dei virus al fine di isolare e prevedere annualmente il
tipo di ceppo virale che permetterà di preparare un vaccino efficace. In
Italia la rete di sorveglianza epidemiologica e virologica è costituita
dal Ministero della Salute,
dall’Istituto Superiore di Sanità
e dal Centro Interuniversitario di Ricerca sull’influenza,
dai Medici di Base e Pediatri.
L’obiettivo, come indicato nel Piano Sanitario Nazionale del 1998, è di
vaccinare almeno il 75% delle categorie a rischio al fine di ridurre l’incidenza
dell’influenza, monitorare l’andamento dell’epidemia, segnalare la comparsa
di eventuali reazioni avverse al vaccino, e fornire tutta una serie di dati
utili al fine di verificare la efficacia della campagna vaccinale.
I virus dell’influenza sono ubiquitari e vengono trasmessi per via aerea: la contagiosità, l’esistenza di serbatoi animali, la selezione di ceppi varianti, la potenziale gravità, il costo sociale, in termine di assenza lavorativa e terapie, spiega l’enorme sforzo per limitare l’epidemia influenzale.
Profilassi: vaccino antinfluenzale
La vaccinazione rimane il mezzo migliore, in termini di costo-efficacia e costo-beneficio, per prevenire l’influenza. Risulta infatti efficace nel 70-90% delle persone vaccinate. Ricerche condotte dai sistemi di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, hanno dimostrato come successivamente alla campagna di vaccinazione dell’anno scorso, l’incidenza dell’influenza sia stata minore rispetto alla stagione invernale 1999-2000.
Composizione
Ogni anno il vaccino comprende due virus di tipo A e due virus di tipo
B. Questi si differenziano per:
composizione proteica | |
comportamento: il virus B è meno variabile | |
infettività: il virus B infetta solo la specie umana, mentre il virus A infetta anche specie non umane. |
Come si è detto il vaccino viene riformulato ogni anno in base alla determinazione di quali virus stanno circolando in quel momento nel mondo. I ceppi virali di interesse vengono cresciuti in embrioni di gallina, quindi viene inattivato il virus patogeno e utilizzato nella composizione del vaccino.
Alla fine dell’aprile scorso sono
stati isolati ed identificati i ceppi virali che costituiranno il vaccino
di quest’anno. In conformità con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità il vaccino conterrà i seguenti antigeni (proteine responsabili
della risposta immunitaria del nostro organismo):
antigene analogo al ceppo A/Nuova Caledonia/20/99 del sottotipo A(H1N1) | |
antigene analogo al ceppo B/Sichuan/379/99 del tipo B | |
antigene analogo al ceppo A/Mosca/10/99 del sottotipo A(H3N2) |
Esistono due forme di vaccini in commercio:
Dosaggio e modalità di somministrazione
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L’immunizzazione si instaura dopo circa due settimane dalla somministrazione.
Poiché la maggior parte della popolazione è stata infettata dai virus influenzali A(H3N2), A(H1N1) e B nel corso degli ultimi anni si ritiene sufficiente una sola dose di vaccino antinfluenzale, malgrado la protezione del vaccino sia di breve durata. Fanno eccezione i bambini al di sotto dei 12 anni di età che non sono mai stati vaccinati.
Modalità di inoculazione
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Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato contemporaneamente ad
altri vaccini, sia pediatrici che dell’età adulta, utilizzando sedi corporee
e siringhe diverse.
Il vaccino deve essere conservato a temperature comprese tra +2°C e + 8°C e non deve essere congelato.
Quando vaccinarsi
Il periodo consigliato per la vaccinazione è quello autunnale: dalla
metà di ottobre fino alla metà di novembre. La vaccinazione rimane comunque
un efficace mezzo protettivo anche se viene effettuato in periodi successivi.
A chi è indicata la vaccinazione
La categoria di persone più frequentemente colpiti sono i giovani, ma
l’evoluzione è benigna e raramente sviluppano complicanze. Gli
anziani sono meno suscettibili di contrarre la malattia, ma
sono a rischio di contrarre complicanze fatali, ecco perché la vaccinazione
viene indicata a tutte le persone di età superiore ai 64 anni. Categorie
a rischio sono tutte le persone affette da patologie croniche, in
particolare dell’apparato respiratorio: le persone affette da asma bronchiale
ed i bronchitici cronici sono a rischio per le importanti ripercussioni
che l'infezione virale può avere sull'organismo (ad esempio la crisi d'asma
che richiede un trattamento d'urgenza). La vaccinazione è indicata anche
al personale sanitario e a tutti i soggetti che lavorano in comunità per
cui sono più facilmente suscettibili a contrarre l’infezione ed a diffonderla.
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Il Piano Sanitaria Nazionale ha indicato le seguenti categorie di soggetti
cui i servizi territoriali di prevenzione dovranno offrire la vaccinazione:
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Controindicazioni
ipersensibilità alle proteine dell’uovo o ad altri componenti del vaccino | |
presenza di febbre al momento della prevista vaccinazione, però il vaccino può essere somministrato in presenza di una concomitante infezione delle prime vie aeree, come il comune raffreddore | |
pazienti in cui ci sia alterazione della risposta immunitaria, sia in difetto come avviene nel caso di persone affette da HIV con bassi valori di linfociti (cellule che intervengono nelle risposta immunitaria) o a seguito di terapie con immunosoppressori (utilizzata ad esempio nei trapianti per diminuire la possibilità di rigetto), o in eccesso come avviene nelle malattie autoimmunitarie in fase acuta (ad esempio durante una fase di riacutizzazione dell’artrite reumatoide), e comunque va sempre valutato attentamente il reale beneficio del vaccino nelle persone affette da patologie autoimmunitarie | |
non si deve somministrare il vaccino se la persona ha precedentemente manifestato reazioni di ipersensibilità al vaccino o se sono comparsi sintomi neurologici. Le reazioni locali non costituiscono una controindicazione: in quest’ultimo caso sono più sicuri i vaccini subvirionici | |
gravidanza: per maggiore sicurezza si consiglia l’impiego del vaccino all’inizio del terzo trimestre |
Effetti collaterali
dolenzia, arrossamento, tumefazione a livello del sito di iniezione | |
sintomi similinfluenzali in forma leggera possono insorgere dopo poche in persone che si vaccinano per la prima volta | |
reazioni allergiche come orticaria, asma e angioedema nei casi più gravi | |
in passato viene descritto un aumento dell’incidenza della sindrome di Guillain-Barrè (10 casi ogni milione di vaccinati), una grave malattia neurologica, come pure vengono segnalati disturbi neurologici di cui non è stata tuttora dimostrata l’associazione. |
Il vaccino antinfluenzale non può provocare l’influenza: infezioni delle vie respiratorie che insorgono successivamente all’inoculazione del vaccino non sono causate dal virus dell’influenza perché il vaccino contiene solo virus inattivati o frazioni di virus. Infezioni respiratorie e sindromi di tipo influenzale possono essere provocate da molteplici agenti batterici e virali nei cui confronti il vaccino non ha alcuna efficacia.
Diagnosi
L’influenza può essere causa di un grande numero di affezioni che comprendono il raffreddore, la faringite, la laringite, la tracheite, la bronchite e la polmonite. La sindrome influenzale compare durante il periodo invernale, ha una evoluzione tendenzialmente benigna, che nell’arco di una settimana si risolve, fanno eccezione le categorie sopra menzionate. La diagnosi di certezza può essere fatta solo identificando il virus in laboratorio. Il virus può essere isolato mediante tamponi faringei o mediante l’esame dell’escreato o dell’espettorato, questa ricerca non viene comunemente eseguito per l’alto costo che comporterebbe, d’altra parte ai fini terapeutici è inutile l’identificazione del ceppo virale in quanto tutte le infezioni virali si curano con farmaci sintomatici, cioè farmaci che limitano i sintomi ma non agiscono direttamente sui virus. Sono stati recentemente sintetizzati dei farmaci specifici antivirali. Il 50 % circa delle infezioni respiratorie acute è provocato da diversi virus. Esistono virus parainfluenzali che si possono distinguere sierologicamente e sono responsabili di infezioni del tratto respiratorio che assomigliano al comune raffreddore o all’influenza. L’apparato respiratorio viene colpito anche da altre famiglie di virus (adenovirus, picornavirus, coronavirus, reovirus,herpesvirus), da batteri e altri microorganismi, come la Clamidia e il Micoplasma. Questi ultimi sono i potenziali responsabili delle complicanze postinfluenzali.
La diagnosi è tuttavia sempre
clinica e si basa sulla presenza di alcuni disturbi:
febbre superiore a 38 gradi centigradi | |
malessere generalizzato, con dolori osteoarticolari, molta stanchezza, diminuzione dell’appetito | |
vari sintomi respiratori
come il comune raffreddore, la tosse stizzosa, mal di gola Terapie |
Attualmente si può intervenire sull’influenza sia a livello preventivo che terapeutico. A scopo preventivo si consiglia l’uso del vaccino antinfluenzale con virus inattivato. Ai classici vaccini antinfluenzali si stanno aggiungendo vaccini contenenti virus vivi attenuati disponibili per ora solo in Russia ed in America. Non è ancora stabilito quale vaccinazione dia una immunizzazione superiore.
Come tutte le infezioni virali, la terapia consiste nel riposo, dando tempo all’organismo di rispondere naturalmente. Se queste infezioni vengono trascurate, come nel caso di un paziente che continua a lavorare, l’organismo rischia di indebolirsi con sovrapposizione di altre malattie infettive, sia di natura virale che batteriche. Si può ricorrere a farmaci sintomatici come gli antinfiammatori e antistaminica che diminuiscono l’espressione dei sintomi.
Utili misure preventive sono quelle di areare l’ambiente in modo da contrastare la diffusione del virus, di mantenere delle temperature non superiori ai 25 gradi centigradi, perché ciò secca le vie respiratorie, di umidificare l’ambiente e di eliminare abitudini dannose per le vie respiratorie come il fumo.
Farmaci Antivirali
Ai classici farmaci sintomatici, si sono aggiunti due classi di farmaci antivirali: gli inibitori di M2 e della neuraminidasi, proteine presenti alla superficie del virus che provocano la risposta immunitaria da parte del nostro organismo. Questi farmaci possono essere assunti sia a scopo preventivo che terapeutico, inoltre sono indicati ove esistano controindicazioni alla somministrazione del vaccino antinfluenzale. Il recente riscontro di ceppi resistenti ne limita l’indicazione prevalentemente al solo uso terapeutico e non sono da considerare una alternativa al vaccino.
I principi attivi dei farmaci
inibitori di M2 sono Amantadina e Rimantadina (quest’ultimo in commercio
solo negli Stati Uniti). Questi farmaci hanno un’efficacia del 70% nel prevenire
l’influenza di tipo A, mentre sono meno efficaci nella profilassi post-esposizione
virale.
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I principi attivi dei farmaci inibitori della neuroaminidasi sono
Zanamir ed Oseltamivir. Differiscono dai precedenti da uno
spettro d’azione più ampio degli inibitori di M2, agiscono infatti sia contro
l’influenza di tipo A che di tipo B, da minori effetti collaterali e da
un rischio più basso di indurre resistenza. Il meccanismo d’azione non è
ancora completamente noto, è dimostrato il blocco della replicazione virale
e della diffusione extracellulare del virus.
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Questi farmaci sono in grado di ridurre la durata dell’influenza proporzionalmente
alla tempestività del trattamento, riducono infatti di un terzo la durata
dell’influenza se la terapia viene iniziata entro due giorni dall’insorgenza
dei sintomi e se non sussistono complicazioni concomitanti. La loro sicurezza
non è stata ancora verificata nelle donne in gravidanza. Gli inibitori della
neuraminidasi non compromettono l’efficacia del vaccino classico, con virus
inattivato, mentre possono chiaramente compromettere l’efficacia del vaccino
con virus vivo attenuato.
Quando è indicata una terapia
con questi farmaci?
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Controindicazioni