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LE LESIONI RETINICHE ?
In questo capitolo analizzeremo ciascuna delle possibili alterazioni morfologiche che è possibile riscontrare nella retinopatia ipertensiva ed arteriolosclerotica: restringimento generalizzato delle arteriole, spasmi focali, emorragie, essudati, microaneurismi, accorciamento ed aspetto rettilineo delle arteriole, tortuosità, papilledema, sclerosi generalizzata (arteriolosclerosi), opacizzazione, ipertensione maligna, occlusione dell’arteria centrale retinica e dei suoi rami, occlusione della vena centrale retinica e dei suoi rami.
Restringimento generalizzato delle arteriole
Il restringimento generalizzato delle arteriole si verifica quando la pressione arteriosa si mantiene costantemente elevata per un apprezzabile periodo di tempo. In particolare si è visto che c’è una notevole correlazione fra il diametro delle arteriole ed i valori della pressione arteriosa diastolica. Il restringimento conseguirebbe quindi all’aumento della pressione intraluminare che si verifica nelle arteriole retiniche e nell’arteria centrale della retina.
E’ importante annotare che se il restringimento è di origine recente e sostenuto solo da ipertono vascolare, e non da iperplasia della componente muscolare del vaso né da sostituzione fibrotica della media, non saranno osservabili fenomeni di opacizzazione della parete del vaso: la colonna ematica arteriolare sarà quindi di un caratteristico colore rosso chiaro.
Durante l’esame oftalmologico, una delle operazioni più importanti è quella di quantizzare l’entità di questo restringimento.
Esistono essenzialmente due facili tecniche per effettuare questa valutazione:
1) la prima consiste nel paragonare il diametro arteriolare con il diametro medio dei vasi di soggetti senza ipertensione;
2) la seconda consiste nel calcolare il rapporto fra diametro dell’arteriola e diametro della vena adiacente.
Ognuno di questi metodi ha delle grosse limitazioni.
Il primo metodo è necessariamente molto soggettivo e quindi non è riproducibile. Noi ne sconsigliamo assolutamente l’uso.
Il secondo metodo presenta un inconveniente che è però facilmente risolvibile: il diametro della vena adiacente all’arteriola può infatti essere abnormemente aumentato o diminuito (come nel caso di due piccole vene che decorrono accanto alla stessa arteriola). Converrà quindi prima di effettuare il confronto fra diametro arteriolare e venoso osservare il letto vascolare in toto, e scegliere quindi dei vasi che siano rappresentativi dei valori medi dei diametri vascolari di quella retina.
In tutte le nostre osservazioni ci serviremo di una cartelletta oftalmologica per annotare ciò che abbiamo rilevato, in modo da poter confrontare nel tempo esami successivi ed evidenziare i peggioramenti o gli eventuali miglioramenti dovuti alla terapia. In questa cartelletta sarà schematizzata una mappa retinica di ciascun occhio ed andrà annotato quali sono i punti in cui si è calcolato il rapporto arterovenoso. Bisogna che tali punti siano scelti sui rami di primo, o massimo di secondo ordine delle arterie retiniche, e soprattutto nei punti in cui ad una sola arteria irrorante un territorio corrisponde una sola vena drenante quello stesso territorio. Negli esami successivi il rapporto A/V andrà quindi ricalcolato in quegli stessi punti.
Una considerazione molto importante da fare è questa: le dimensioni degli oggetti che noi vediamo sulla retina dipendono da vari fattori fra cui: il potere di ingrandimento delle lenti utilizzate, la distanza d’osservazione, il potere diottrico dei mezzi refrattivi dell’occhio osservato, la lunghezza del globo oculare.
Accadrà quindi che gli oggetti posti sulla retina di un paziente molto miope e con globo oculare allungato ci appariranno molto grandi, mentre oggetti delle stesse dimensioni sulla retina di un soggetto ipermetrope appariranno piccolissimi.
Il "grading" correntemente in uso è il seguente:
Normale: il diametro arteriolare è superiore od uguale a 3/4 del diametro della vena.
Grado I: riduzione del diametro arteriolare fra 3/4 ed 1/2 del diametro della vena.
Grado II: riduzione del diametro fra 1/2 ed 1/3 del diametro della vena.
Grado III: riduzione del diametro arteriolare fra 1/3 ed 1/4 del diametro della vena.
Grado IV: l’arteriola diventa molto sottile ed ha l’aspetto di un cordone fibroso (figura 9).
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Spasmi focali
Gli spasmi o restringimenti focali sono rappresentati da zone di un vaso che si presenta con un diametro ridotto: il suo calibro diminuisce improvvisamente ed altrettanto improvvisamente torna normale. Il vaso acquista perciò un aspetto ampolliforme o "a grano di rosario".
Questi spasmi focali si verificano tipicamente in pazienti che hanno subìto in breve tempo un improvviso e forte aumento della pressione arteriosa sistemica, soprattutto se la pressione arteriosa diastolica supera rapidamente i 110 mmHg e si mantiene al di sopra di quei valori. Di solito si tratta di pazienti con una vivace risposta vasomotoria (es. soggetti giovani o di mezza età che non hanno in precedenza accumulato danni aterosclerotici) in cui lo spasmo avrebbe quindi la funzione di regolare il flusso di fronte all’improvvisa situazione ipertensiva.
Sono possibili tre eventualità: se la situazione ipertensiva è relativamente recente gli spasmi focali saranno dovuti a zone di ipertono; in questo caso il colore della colonna ematica vascolare sarà ancora chiaramente rosa; e dopo un periodo di terapia antipertensiva si assisterà ad una scomparsa dello spasmo focale.
La seconda possibilità è che col perdurare della situazione ipertensiva l’ipertono si sia trasformato in ipertrofia, con un conseguente aumento della componente muscolare del vaso. In tal caso in quel punto la colonna ematica apparirà meno vivacemente colorata ed il riflesso arteriolare sarà più allargato e con sfumatura ramata.
E’ ancora possibile un ritorno alla normale morfologia dopo una terapia antipertensiva di durata adeguata.
La terza possibilità è che col tempo la zona di ipertrofia sia andata incontro a sclerosi: in questo caso, non solo nella zona del restringimento focale, ma su tutto il letto arteriolare adiacente si noterà un caratteristico allargamento del riflesso arteriolare ed il colore della colonna ematica intravascolare sarà meno intenso. In questo caso la terapia antipertensiva non è in grado di riportare la morfologia alla norma, ma è pur sempre indicata poichè protegge da danni ulteriori.
E molto importante annotare sulla cartelletta dell’esame oftalmologico i punti esatti in cui sono osservati i restringimenti focali. Egualmente importante è annotare: il rapporto fra diametro del vaso prima del restringimento e nella zona colpita, ed eventuali alterazioni del riflesso e del colore della colonna ematica (figura 10).
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Il "grading" correntemente in uso è il seguente:
Normale: assenza di restringimenti focali.
Grado I : il restringimento focale ha un diametro inferiore di 2/3 del diametro del tratto prossimale alla zona colpita.
Grado II: il restringimento focale ha un diametro inferiore di 1/2 del diametro del tratto prossimale alla zona colpita.
Grado III: il restringimento focale ha un diametro inferiore di 1/3 del diametro del tratto prossimale alla zona colpita.
Grado IV: l’arteriola, nel punto del restringimento, non è più visibile oppure è visibile soltanto come un sottile cordone fibroso.