Le
patologie allergiche rappresentano un rilevante problema di salute pubblica
per l’aumento dei casi e per il conseguente aumento della spesa pubblica,
non solo per la diagnosi e la terapia farmacologica, ma anche per la possibile
inabilità temporanea o permanente al lavoro che può causare.
Attualmente, almeno un terzo della popolazione lamenta la comparsa di varie
forme allergiche, con uno spettro di manifestazioni cliniche assai variabili,
che coinvolgono l’apparato respiratorio, l’apparato gastrointestinale, la
cute. Negli ultimi dieci anni sono aumentati i casi di pazienti sensibilizzati
verso più sostanze, inoltre all’aumento della sensibilizzazione è associato
un aumento della manifestazione clinica contemporanea di rinite ed asma
allergica.
Allergia deriva da due parole greche:
allos che significa diverso, ergon che significa
effetto. Quando si parla di allergia si intende perciò la reattività
spontanea ed esagerata dell’organismo del soggetto allergico a particolari
sostanze, che risultano invece innocue nell’80% della popolazione.
I termini ipersensibilità ed allergia sono comunemente usati
come sinonimi. Le malattie allergiche sono malattie atopiche la cui caratteristica
è la presenza di una particolare classe di anticorpi specifici (IgE).
Per atopia si intende la tendenza ereditaria alla reazione di ipersensibilità
immediata da anticorpi IgE.
Patogenesi delle allergie
L’individuo allergico, quando viene a contatto
con determinate sostanze, innocue per altri individui, sviluppa una risposta
immunitaria abnorme. Le sostanze in grado di stimolare la reazione allergica
vengono dette allergeni. L’allergene è infatti considerata una
sostanza dotata di potere antigene, cioè tale da provocare la produzione
di anticorpi quando entra nell’organismo.
Gli allergeni possono provocare una reazione allergica penetrando nell’organismo
secondo diverse modalità: più comunemente per via aerea (come ad esempio
le polveri ed i pollini), per via alimentare, per via topica, per via
iniettiva.
Gli allergeni più comuni in natura includono:
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proteine globulari
di polline (elemento maschile necessario per la riproduzione
delle piante)
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veleni di insetti
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acari della polvere
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micofiti (muffe
e lieviti)
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alimenti
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farmaci
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Il sistema di difesa dell’organismo
Il nostro organismo possiede un sistema specializzato per difenderci dalle
sostanze tossiche come pure dai microorganismi patogeni. Questo sistema
è costituito dai leucociti o globuli bianchi, dal sistema macrofagico
tessutale e dal tessuto linfoide.
I leucociti sono prodotti dal midollo
osseo e poi immessi nel sangue per essere trasportati dove è richiesta
la loro azione. Alcuni invece rimangono come "deposito" e vanno nel circolo
sanguigno solo in caso di necessità. Possono essere immaginati come unità
mobili del nostro organismo e costituiscono un rapido e potente mezzo
di difesa.
Il sistema macrofagico tessutale agisce
principalmente mediante leucociti chiamati macrofagi: questi sono
i monociti del sangue migrati nei tessuti. I macrofagi, specializzati
nel processo di fagocitosi, costituiscono una prima linea di difesa
a livello dei tessuti, ma sono responsabili anche della risposta cronica,
a lungo termine, contro l’infezione.
Meccanismo d’azione:
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i leucociti (eosinofili,
basofili, neutrofili, monociti) distruggono l’agente estraneo
"fagocitandolo"
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il sistema immunitario
forma anticorpi e linfociti sensibilizzati verso l’agente estraneo
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I linfociti sono leucociti prodotti
dalle cellule staminali del midollo osseo, durante la fase di sviluppo
dell’embrione. Alla fine della vita embrionale ed alla nascita subiscono
dei processi di differenziazione, in organi specializzati, quindi circolano
nel sangue e raggiungono il tessuto linfatico.
Il tessuto linfatico risiede in gran
parte nei linfonodi e in minore quantità nel midollo osseo, ma è presente
anche in particolari organi (linfatici) come le tonsille, la milza, il
timo e alcune aree del tessuto gastrointestinale. Sono aree situate in
posizioni strategiche al fine di creare più "fermate di blocco" alla penetrazione
degli agenti estranei.
I linfociti appartengono a due distinti classi:
linfociti T, che derivano dal timo, responsabili dell’immunità
cellulare, ed i linfociti B, che producono gli anticorpi e sono
responsabili dell’immunità umorale.
Gli allergeni hanno la particolarità di sviluppare
il sistema immunitario mediante la produzione di una classe di anticorpi:
le immunoglobuline di tipo E (IgE). A conferma di ciò, gli individui
allergici presentano un numero maggiore di IgE. L’ipersensibilità IgE-mediata
sembra avere una base genetica, anche se per lo sviluppo della patologia
allergica sarebbe necessaria una esposizione prolungata agli allergeni.
Fattori genetici, la frequenza e l’intensità dell’esposizione all’allergene
contribuiscono allo sviluppo di una risposta allergica ad un particolare
antigene.
I meccanismi d’azione della reazione allergica
sono complessi. Semplificando, si può dire che la prima esposizione ad
un allergene causa una modesta reazione: l’allergene viene riconosciuto
come estraneo dall’organismo dai macrofagi tessutali che li fagocitano,
i prodotti di degranulazione stimolano una classe di linfociti T, i linfociti
T helper (aiutanti) e questi a loro volta inducono un’altra classe
di linfociti, i linfociti B, a produrre anticorpi specifici appartenenti
alla classe delle immunoglobuline IgE. Questa fase viene detta di sensibilizzazione.
Gli anticorpi formati si fissano alla superficie della membrana di due
organuli:
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i mastociti,
presenti nei tessuti (si trovano numerosi nella congiuntiva, nelle
vie respiratorie, nel tratto gastrointestinale), che hanno la caratteristica
di contenere granuli ricchi di istamina
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i basofili (mastocellule
circolanti nel sangue)
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Il sistema immunitario ha la caratteristica
di possedere una memoria. Ad una successiva esposizione, anche dopo anni,
l’allergene si lega agli anticorpi ed i mastociti ed i basofili si "degranulano"
e rilasciano dei mediatori chimici, tra i quali l’istamina. Si ha inoltre
stimolo della produzione e attivazione di eosinofili con conseguente induzione
di un processo infiammatorio cronico. L’esposizione occasionale ad un
allergene determina generalmente una reazione autolimitantesi in pochi
giorni, mentre l’esposizione continua può cronicizzare l’infiammazione
e provocare un danno permanente del tessuto interessato.
L’istamina è la sostanza responsabile della caratteristica reazione allergica:
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vasodilatazione
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aumento della permeabilità
dei vasi, che si manifesta clinicamente con l’arrossamento della cute
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il pomfo (rilievo cutaneo
arrossato e pruriginoso)
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la reazione pruriginosa
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Altri mediatori chimici sono implicati, ma
l’istamina è il principale responsabile dei sintomi allergici: gli starnuti,
l’ostruzione nasale, il prurito, la rinorrea. Agisce stimolando i recettori
di terminazioni nervose, responsabili degli starnuti e del prurito, e
i recettori vascolari, che sono responsabili della secrezione e congestione
vasale.
La più nota e pericolosa reazione allergica
è l’anafilassi. Consiste in una reazione immunitaria acuta provocata
dall’introduzione, generalmente per via ematica, di un antigene in un
individuo precedentemente sensibilizzato. Ne consegue una reazione generalizzata,
con liberazione di grandi quantità di istamina, i cui effetti mettono
a rischio di vita il paziente. Nei casi di anafilassi sistemica, le
reazioni si manifestano in poco minuti e sono caratterizzate da difficoltà
respiratoria e da shock circolatorio che può essere evitato solo mediante
iniezioni di adrenalina e cortisonici.
Cause più frequenti di anafilassi: siero eterologo (ad esempio
il siero di cavallo utilizzato nella terapia del morso di serpenti e di
ragni), enzimi inoculati per via parenterale (cioè sottocute, via
intramuscolare ed endovenosa), gli emoderivati (ad esempio trasfusioni
di sangue), le iniezioni desensibilizzanti, i farmaci (comunemente
la penicillina) e le punture di insetto (ad esempio il veleno delle
api). L’anafilassi può essere peggiorata o scatenata dall’esercizio fisico.
Si possono avere reazioni anafilattiche localizzate alla zona di penetrazione
dell’antigene: la cute, le membrane nasali, il tratto gastroenterico.
Le reazioni anafilattoidi sono clinicamente simili all’anafilassi ma riconoscono
meccanismi diversi.
Comuni agenti allergizzanti
Le sostanze allergizzanti più comuni comprendono
sostanze vegetali (pollini di fiori, farine di cereali, pulviscolo di
stoffe), prodotti epidermici (forfora proveniente da animali domestici,
peli di animali) che determinano più frequentemente l’insorgenza di riniti
o asma; le sostanze alimentari (soprattutto carni di pesce o di maiali,
uova, latte, alcuni tipi di frutta come le fragole e le pesche, le verdure
come gli spinaci) che determinano più frequentemente manifestazioni cutanee
(orticaria ed eczemi) e gastrointestinali.
POLLINI |
Pollini
delle erbe
Sono tra le cause più comuni
di allergia respiratoria in ogni parte del mondo; sono responsabili
del 30-40% dei casi di allergia. Le specie implicate sono
numerose, tra cui segale
e graminacee, che spesso sono dotate di reattività crociata
tra di loro. |
Pollini
degli alberi
Le specie responsabili variano
da regione a regione e comprendono pioppo, betulla, olmo, olivo,
salice, e altri alberi. L’impollinazione comincia
a primavera e non dura a lungo, 4-6 settimane; anche in questo
caso ci sono rilevanti differenze tra le diverse aree geografiche.
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Pollini
minori
Le due specie più importanti
sono l’Ambrosia artemisiaefolia
e l’ambrosia trifida,
ma esistono anche altre specie.
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DERIVATI
EPIDERMICI ANIMALI |
Forfora
del gatto
È associata alla comparsa
di asma infantile. |
Forfora
del cane
Meno comune. |
Acaro della
polvere domestica
Gli acari sono parassiti non visibili all’occhio umano, di
dimensioni dell’ordine di 200-300 micron (visibili solo al
microscopio elettronico), il cui habitat naturale è costituito
dalla polvere domestica, dai materassi e cuscini di lana,
dagli abiti, dalle piume, dai tappeti posti su superfici di
cemento. Le zone ad alta umidità (umidità relativa superiore
al 50%) costituiscono l’habitat ideale per gli acari domestici,
analogamente ai funghi.
La fonte di alimentazione è rappresentata essenzialmente dalla
desquamazione cutanea (forfora umana), da residui alimentari,
da funghi (aspergilli). Le feci di questi parassiti sono la
maggiore fonte di allergeni della polvere di casa.
I due tipi principali sono: Dermatophagoides pteronynissinus
ed il dermatofagoide della farina.
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MICETI |
Muffe
e lieviti
le cui spore hanno azione allergizzante. La complessità di
questi allergeni impedisce l’allestimento di estratti standardizzabili.
Le specie più importanti appartengono alle famiglie Alternaria, Aspergillus, Penicellium e Cladosporium. Aspergillus e Penicillium sono classificati
come allergeni domestici e si annidano in ambienti umidi come
le piastrelle dei bagni e i davanzali delle finestre.
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INSETTI |
Da molti studi
è emerso che lo scarafaggio può produrre un allergene importante nello
scatenare o precipitare un asma bronchiale. In diversi bambini
con asma è stata rilevata una positività ai test cutanei per
questo antigene e la presenza di IgE specifiche.
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ALIMENTI |
I più comuni
alimenti allergizzanti sono latte,
uova, crostacei e molluschi, noci, grano,
semi di soia e cioccolata. |
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Diagnosi
La diagnosi dei vari quadri clinici delle
allergie si avvale di procedure comuni.
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Anamnesi
Consiste nella raccolta dei dati relativi ai sintomi: periodo di insorgenza,
relazioni con l’ambiente, decorso clinico, età di esordio, frequenza
delle infiammazioni respiratorie. Queste informazioni hanno un ruolo
primario per la diagnosi di queste patologie. Importante è la ricerca
della familiarità alle allergie, data la predisposizione ereditaria.
Il medico dovrà attentamente ricercare le sostanze con cui il paziente
viene a contatto in casa o al lavoro: questo faciliterà la ricerca
degli allergeni responsabili mediante i test cutanei.
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Esame obbiettivo
La visita medica dovrà ricercare i segni classici della patologia
allergica sospettata, ad esempio, nella rinite allergica, la rinorrea
e il rossore della congiuntiva bulbare.
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Esami di laboratorio
Si ha aumento delle immunoglobuline IgE e degli eosinofili circolanti
nel sangue. Gli eosinofili sono anche aumentati nelle secrezioni nasali.
Queste indagini non vengono richieste comunemente in quanto per fare
diagnosi spesso è sufficiente la visita e la raccolta anamnestica.
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Nella diagnosi sono impiegati test in
vitro quali RAST o RAST-simili e test in vivo come le prove intradermiche
o i prick test. L’identificazione dell’allergene da testare deve tenere
conto dell’area geografica, al fine di condurre una ricerca mirata: i
pollini infatti variano moltissimo da zona a zona. Il successo di questi
test permette sia una adeguata profilassi stagionale, così da ridurre
i sintomi, sia eventualmente l’esecuzione della terapia desensibilizzante.
In genere, i rischi associati alle prove
cutanee sono minimi. Tuttavia sono riportati casi di anafilassi con esito
fatale in soggetti sottoposti a pneumoallergeni. L’infezione locale
è rarissima. La possibilità di reazioni anafilattiche impone l’esecuzione
dei test in presenza di un medico pronto ad intervenire in caso di reazioni
indesiderate.
Il RAST (Radio Allergo Sorbent
Test) misura le IgE specifiche circolanti nel sangue o
nei liquidi biologici, come ad esempio le secrezioni nasali.
La tecnica consiste nel mescolare l’allergene, legato a particelle
insolubili di cellulosa, al siero (parte liquida del sangue
che si separa dopo la coagulazione) da esaminare. Qualora
siano presenti gli anticorpi IgE specifici per l’antigene,
questi si legheranno al complesso e verranno smascherati mediante
anticorpi IgE radiomarcati. Viene eseguito quando i test cutanei
non sono diagnostici o se ne è impossibile l’esecuzione. Il
test è limitato dal basso numero di allergeni testabili.
Nel PRIST (Paper
Radio Immuno Sorbent Test) il principio è simile a quello
del RAST, ma la determinazione del livello totale di IgE
viene eseguita su dischi filtranti di carta. Viene limitato
ai casi in cui si voglia fare una diagnosi differenziale
fra asma allergico e asma non allergico.
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Test cutanei
I test cutanei sono di due tipi: prove intradermiche e prove per scarificazione
cutanea o prick test. Le soluzioni per i test sono preparate da estratti
di sostanze allergizzanti sospette: si applicano queste "soluzioni campioni"
su scarificazioni o punture poco profonde della pelle, oppure vengono
iniettate nel derma. La reazione cutanea che ne deriva viene confrontata
con test di controllo contenenti una piccola percentuale di istamina.
Il test è positivo quando sulla cute si forma un pomfo (rilievo cutaneo)
di diametro superiore di 0,5 centimetri il diametro del pomfo ottenuto
dal test di controllo. Se il test non è indicativo si procederà con le
prove intradermiche dove, mediante una piccola siringa, comunemente quella
da tubercolina, si inietta nella pelle una soluzione diluita dell’estratto
in esame.I test cutanei sono test di facile esecuzione, sono i più idonei
nell’individuazione dell’allergene, danno meno falsi positivi rispetto
ai test intradermici e sono inoltre poco costosi.
Si pone indicazione all’esecuzione delle
prove cutanee in presenza di:
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eczema
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orticaria
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sospetta intolleranza
alimentare
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reazione a punture
d’insetto
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reazioni a farmaci
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reazione anafilattica
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Controindicazioni:
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gravidanza
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assunzione di farmaci
quali beta-bloccanti (una classe di farmaci utilizzata nell’ipertensione
e nelle aritmie cardiache) che aumentano il rischio di anafilassi,
antistaminici che inibiscono la reazione cutanea, come pure le terapie
a base di corticosteroidi
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la presenza di patologie
della pelle, come ad esempio la dermatite atopica
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ansietà del paziente
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Test di provocazione nasale
Esistono numerosi metodi per introdurre l’antigene nel naso (inserendo
un tampone di cotone imbevuto della sostanza o spruzzando l’estratto da
un nebulizzatore). Una reazione positiva è caratterizzata dalla comparsa
dopo 30 secondi dei sintomi caratteristici (prurito, starnuti, rinorrea).
Viene eseguito occasionalmente. Le prove con allergeni inalanti non sono
indicate nei bambini di età inferiore ai 2 anni, perché risultano spesso
negative.
Test alimentari di provocazione
Consiste nell’ingestione del cibo sospetto e vengono eseguiti quando
i sintomi che si presentano regolarmente sono in relazione con alcuni
cibi e additivi alimentari, mentre i test cutanei sono risultati dubbi.
Terapia farmacologica
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cortisonici topici:
somministrati per via inalatoria risolvono lo stato di flogosi locale;
i cortisonici per via sistemica (somministrati per bocca o endovena)
sono indicati nei casi di particolare gravità
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antistaminici:
farmaci sintomatici (riducono i sintomi provocati dalla liberazione
di istamina)
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disodiocromogligato: sostanza che inibisce
la degranulazione dal mastocita, particolarmente utile nella terapia
preventiva
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decongestionanti
topici: da usare con cautela, perché un uso continuo può aggravare
i sintomi provocati dall’edema della mucosa nasale, come avviene nel
caso della rinite allergica
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antibiotici:
solo in presenza di sovrainfezioni batteriche
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